Pasta con sugo alla zucca: scopr...
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Leggi di piùIl “progetto pasta” nasce nella nostra cucina.
Io, Cristina, nella “precedente vita” lavoravo in un supermercato e, contemporaneamente, alimentavo la passione per la cucina: ricette, sperimentazioni,… che divertimento ai fornelli!
Da buona italiana cucinavo pasta. Ma negli ultimi anni io, marito Nicola e figli ci sentivamo, dopo la solita pausa-pranzo a base di pasta, gonfi e sonnolenti. Il primo campanello d’allarme.
Poi un anno, a Pasqua, ci siamo regalati la prima piccola macchina per fare la pasta. E, così, dallo scaffale della pasta mi sono spostata a quello delle farine. Le sceglievo per produrre pasta artigianale, ma - ahimè - il risultato non cambiava: gonfiore e sonnolenza erano ancora lì, in pole position dopo ogni piatto di pasta.
Io e mio marito ci siamo, allora, avvicinati al mondo del biologico e, ancor di più, a quello del “macinato a pietra”. Paradossalmente, in una realtà come la nostra, il Veneto, in cui quasi ogni paese ha un mulino, era problematico trovare la farina macinata a pietra.
Ma nel 2012 abbiamo conosciuto, per caso, un ragazzo proveniente da una famiglia di mugnai che, su richiesta dei GAS - gruppi di acquisto solidale -, aveva iniziato a macinare a pietra con un piccolo mulino.
Grazie a questa interazione, abbiamo recuperato il metodo “acqua e farina”, quello di una volta, eriscoperto il rispetto dei pastifici di Gragnano o delle nonne che mettevano le tagliatelle a essiccare al sole.
Così anche noi ci siamo messi a stendere la pasta, fatta con farina macinata a pietra, in cucina. E da lì il guaio! Parenti e amici, tra assaggi e degustazioni, mi chiedevano una produzione di pasta sempre maggiore. Un Natale mi sono trovata con 100 kg di pasta che giravano nella mia cucina. No, non si poteva continuare così!
Mio marito Nicola, più folle di me, e mio papà Angelo hanno costruito un armadio di essiccazione con i pezzi di recupero da pc: il nostro primo prototipo della macchina di essiccazione. Abbiamo intagliato la scritta “Inizio di una nuova vita” e attaccato un centesimo di dollaro di buon auspicio.
Nel 2015, nella mia prima azienda, abbiamo iniziato una vero e proprio studio sulla tipologia di farina che volevamo usare per la nostra pasta. Nel 2017, in un anno di grandi cambiamenti, ho chiuso la precedente azienda creando VISVITA Pasta Viva. Siamo ripartiti da zero: da allora, con mio marito e mio papà, stiamo cercando di fare cultura alimentare attraverso corsi, didattica con i bambini e con giornate di visite guidate.
Mi diverto sempre (e ancora!) a fare la pasta. Ogni mattina è un’emozione entrare nel mio laboratorio giallo sole e, tra sbuffi di farina che odora di vari cereali, iniziare la produzione di un bene che è per noi essenziale, la pasta biologica, fatta con grani antichi esclusivamente italiani.