• Apr 01, 2020
  • 0 commenti

LA STORIA DELLA PASTA, PUNTATA 2

Come una serie tv, che tanto apprezziamo in questo periodo, torna il nostro appuntamento mensile con la storia della pasta.
Abbiamo fatto un viaggio dall’età classica a quella medievale, fino ad arrivare alla pasta secca trasportata dagli Arabi. Ora ci dirigiamo nell’Italia meridionale, per capire qualcosa in più del nostro alimento preferito.

Mangiafoglie

Fino al Seicento circa, i napoletani - ma possiamo allargare lo sguardo a tutti gli italiani - erano conosciuti come “mangiafoglie”, mentre i siciliani (la Sicilia, ricordiamo, fu tra le prime zone italiane a diffondere la pasta) venivano additati come “mangiamaccheroni”.
Ma perché “mangiafoglie”? Perché l’alimentazione era prevalentemente a base di verdura. Il cavolo non mancava mai sulle tavole e, nelle sue varianti, si faceva trovare in tutte le stagioni: prodotto sano, nutriente e popolare (cucina povera).

L’arrivo del torchio

Nel Seicento inizia a diffondersi l’utilizzo del torchio. Grazie alla sua introduzione, la produzione di pasta passa dal “fatto a mano” al “fatto meccanicamente”, quindi in quantitativi maggiori e a prezzi più convenienti.
I “mangiafoglie” si trasformano in “mangiacarboidrati”: la popolazione recupera a basso costo un alimento che si conserva facilmente e che, soprattutto, sazia.
La pasta si diffonde in maniera capillare. È lo scrittore tedesco Goethe, a fine Settecento, a riportare - nero su bianco - la sua sorpresa nel trovare, ovunque, a Napoli, i maccheroni. Con una spolverata di cacio e condita con delle spezie, la pasta si attesta come simbolo emblematico di una città.

Cosa ne pensi?

I commenti verranno moderati prima dell'effettiva pubblicazione